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La pietra ollare di Floriana viaggia anche su internet

Floriana Palmieri ha scelto internet per far conoscere le sue produzioni artistiche con la pietra ollare (dal latino olla, che significa pentola). In antichità, questa roccia grigio-verde era usata proprio per fare pentole per cucinare e la stessa tecnica tradizionale per tornirle è ancora usata oggi.
Floriana vive e lavora in Valtellina, una profonda valle nel nord dell’Italia al confine con le Alpi svizzere, dominata in alto da picchi glaciali, famosa fra i mineralisti per la sua varietà di minerali. Finora ne sono stati classificati 280 diversi. Tra le serpentiniti che si sono formate nel periodo Mesozoico c’è una vena di pietra ollare che fa parte delle unicità qui esistenti.

«Dopo aver studiato alla Scuola superiore d’arte di Milano e alla Scuola del nudo di Brera – spiega Floriana –, ho finito con lasciarmi coinvolgere dall’interesse per questo materiale, che era di casa, visto che mia zia, Ginevra Mattioli, si era dedicata non solo alla scultura e all’incisione, ma anche al progetto di nuovi complementi di arredo».
In Valtellina, originariamente, è stata utilizzata per secoli per realizzare le pentole: lavecc e stufini oltre al foragn. Quest’ultimo funge da “frigorifero” per mantenere a lungo la freschezza del burro e del formaggio. Nel corso della sua ricerca verso nuove forme e nuove tecniche, Floriana ha trovato un’applicazione per questo materiale tradizionale nel campo dei complementi d’arredo e degli oggetti di arte. Talento artistico e abilità professionali le permettono di creare esemplari unici nel suo laboratorio dove incisioni, bassorilievi e graffiti in questa pietra sono frutto di intervento esclusivamente manuale, usando punte di acciaio, speciali scalpelli e sgorbie.

Abbinamenti ad altri materiali: titanio dipinto in elettrolisi, mosaico, vetro, terracotta, rame, argento hanno fatto sì che i suoi lavori abbiano ricevuto ampi riconoscimenti sia in Italia che all’estero. Tra i suoi premi ci sono medaglie d’argento e d’oro alla Fiera Internazionale dell’Artigianato Artistico di Firenze. Le sue creazioni sono state fra quelle scelte per rappresentare l’Italia all’Expo di Tokyo, di Brisbane e di Aichi. È stata selezionata da Artigianarte Lombardia per esposizioni in tutto il mondo: da Buenos Aires a New York, da Kyoto a Berlino a San Pietroburgo, da Bucarest a Tokyo, da Toronto a Lubiana e Città del Messico… la più recente a Città del Capo. La sua attività ha interessato anche le scuole: «Mi hanno chiamato a fare lezioni, con teoria e pratica, sulla pietra e notevole è stato l’interesse dei ragazzi che hanno avuto così un piccolo incontro col mondo del lavoro artigiano». È recente un corso indetto dall’Unione Artigiani rivolto agli adulti con lo scopo di trasmettere i metodi di lavorazione per non disperderli. Un’esperienza interessante anche per aver constatato quanto incida nella personalità di tanti, il piacere di creare con le proprie mani. Il corso ha stimolato diverse persone a intraprendere questa strada.

per contatti: info@ollare.com

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Ferrari e Made in Italy: aziende italiane più prestigiose nella classifica mondiale

La Ferrari, simbolo indiscusso del Made in Italy, guida il gruppo delle aziende italiane più prestigiose nel panorama internazionale. 

Secondo la recente classifica redatta da The Rep Trak Company, che elenca le 100 aziende con la miglior reputazione a livello globale, la Casa di Maranello si posiziona al tredicesimo posto, rafforzando il legame tra il marchio italiano e l’eccellenza nel settore automobilistico.

Altre importanti aziende italiane si distinguono nella classifica, tra cui Pirelli, altro gigante dell’automotive italiano, che si piazza al quindicesimo posto. Nel settore alimentare, marchi italiani rinomati come Ferrero, Barilla e Lavazza si fanno strada nella lista, occupando rispettivamente il 30esimo, 33esimo e 44esimo posto.

Anche il mondo della moda italiana brilla nella classifica, con Giorgio Armani al 47esimo posto e Prada al 99esimo. 

La presenza di queste aziende italiane nella graduatoria sottolinea l’importanza del Made in Italy nel contesto globale e il riconoscimento dell’eccellenza italiana in vari settori.

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“Macchine di Pace”: Un Incontro tra Tradizioni e Valori

Per la Promozione della Pace in Terra Santa

A dieci anni dal riconoscimento UNESCO delle feste della Rete delle grandi Macchine a spalla italiane e vent’anni dalla Convenzione UNESCO 2003 per la Salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, il Bethlehem Peace Center in Terra Santa ospita dal 4 aprile la mostra “Macchine di Pace”. L’esposizione, promossa da numerosi enti e istituzioni, mira a valorizzare e diffondere la cultura della tradizione mediterranea, promuovendo un messaggio di pace e di condivisione nel delicato contesto geopolitico della regione.

La mostra è frutto della collaborazione tra esperti di valorizzazione culturale, la Rete delle grandi Macchine a spalla italiane, l’ICPI-Istituto Centrale del Patrimonio Culturale Immateriale del Ministero della Cultura e il Comune di Betlemme. Curata da Patrizia Nardi, l’esposizione offre un percorso espositivo che unisce arte visiva contemporanea e tradizioni secolari, mettendo in luce l’importanza del patrimonio culturale immateriale e il suo ruolo nella costruzione di ponti tra diverse culture.

Un elemento centrale dell’esposizione è il film inedito di Francesco De Melis “Il nostro tempo infinito e sospeso”, che racconta in maniera evocativa il periodo di pausa imposto dalla pandemia e la resilienza delle comunità coinvolte nelle feste tradizionali. L’opera visiva e sonora è un affresco digitale tripartito che riempie l’immersive room realizzata da Open Lab Company srl, creando un’esperienza multisensoriale per il visitatore.

Un altro punto di forza della mostra è il progetto Simulacrum di Giuseppe Fata, artista e fashion designer, che ha realizzato per l’occasione l’opera “Announcement of Peace”. La testa-scultura dialoga con i costumi tradizionali delle comunità, arricchendo ulteriormente l’esperienza espositiva e sottolineando il legame tra tradizione e innovazione.

“Macchine di Pace” è un progetto italiano di grande impatto emotivo e comunicativo che contrappone le macchine di pace delle feste alle macchine da guerra. L’evento gode del supporto di numerose comunità patrimoniali, associazioni e soggetti istituzionali italiani e palestinesi, tra cui la Federazione Italiana Club per l’UNESCO, i club territoriali del Rotary International e il F.R.A.C.H. Fellowship of Rotarians who Appreciate Cultural Heritage.

Inoltre, la mostra si avvale della collaborazione di Giorgio Andrian, esperto di diplomazia culturale e Professore di Cultural Diplomacy alla Venice International University, e di Taisir Hasbun, co-curatore della mostra insieme a Patrizia

Nardi, co-fondatore e curatore di “This Week in Palestine” e curatore della Mostra Internazionale sul Restauro della Basilica della Natività di Betlemme.

“Macchine di Pace” sarà aperta al pubblico fino al 17 aprile, durante il periodo tra la Pasqua cristiana e la Pasqua ortodossa, offrendo ai visitatori un’esperienza unica nel cuore di Betlemme, di fronte alla Basilica della Natività. L’inaugurazione vedrà la partecipazione del sindaco Hanna Hanania, del Console Generale d’Italia a Gerusalemme, della Rappresentanza UNESCO locale e dei Rotary Club del territorio.

Dopo l’inaugurazione, la delegazione italiana, guidata da Giorgio Andrian e Patrizia Nardi, parteciperà a un incontro organizzato dall’Università di Betlemme sul valore del patrimonio culturale immateriale e i temi della Pace. Successivamente, la delegazione sarà ricevuta a Gerusalemme dal Console Generale d’Italia, Giuseppe Fedele.

Patrizia Nardi sottolinea l’importanza di questa occasione: “Una grande opportunità per promuovere e diffondere la bellezza del patrimonio culturale immateriale delle feste della Rete in quest’anno speciale. Ma anche una splendida occasione perché comunità di un Patrimonio dell’Umanità possano impegnarsi direttamente e concretamente sul tema della Pace, contrapponendo le proprie ‘Macchine di Pace’ alle macchine da guerra che continuano a seminare morte e distruzione.”

La mostra “Macchine di Pace” rappresenta un esempio concreto di come la valorizzazione del patrimonio culturale immateriale possa essere utilizzata come strumento di diplomazia culturale e cooperazione internazionale, contribuendo alla promozione della pace e della comprensione tra diverse culture. L’evento evidenzia il potere del patrimonio culturale nel creare relazioni, ponti e collaborazioni tra persone e nazioni, offrendo un modello di convivenza pacifica e armoniosa per il futuro.

CONSULTA QUI IL CATALOGO DI
SIMULACRUM
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Bergamo-Brescia: La Città Illuminata, Capitale Italiana della Cultura 2023

Bergamo e Brescia, due città unite in un progetto di speranza e rinascita culturale, sono state nominate Capitale Italiana della Cultura 2023. Un’occasione imperdibile per scoprire e celebrare il patrimonio culturale, artistico e imprenditoriale delle due città gemellate.

Il progetto Bergamo-Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023 nasce come simbolo di speranza, orgoglio e rilancio post-pandemia. Le due città, unite dalla volontà di “Crescere Insieme”, hanno ideato un progetto di altissimo profilo per affrontare le grandi sfide del nostro tempo attraverso la cultura come elemento centrale di formazione civile, creazione di competenze, lavoro e tenuta sociale ed economica.

Il tema portante del progetto, “La città illuminata”, intenzionalmente singolare, testimonia l’unione delle due città in un’immagine di spazio urbano “possibile e futuro”. Questo permette di unificare le tradizionali capacità di lavoro, vocazione imprenditoriale, reti di solidarietà e patrimoni culturali di rilevanza internazionale, creando sinergie e condividendo conoscenza.

Il progetto ha identificato quattro aree tematiche per l’attivazione di iniziative ed eventi che coinvolgono istituzioni culturali, associazioni e società civile. Bergamo-Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023 diventa così una piattaforma di eventi e iniziative di straordinaria attrattività per il turista, portando le due città in una posizione di riferimento sulla mappa della “cultura europea”.

Il progetto Bergamo-Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023 va oltre l’anno della manifestazione, costruendo le condizioni per un nuovo futuro per le comunità territoriali e l’Italia. La cultura diventa strumento inclusivo e di potenziamento per rilanciare e rigenerare le comunità, promuovendo nuovi modi di pensare e cambiamenti positivi nelle modalità di convivenza e collaborazione.

L’iniziativa Capitale Italiana della Cultura, istituita nel 2014, ha l’obiettivo di sostenere e valorizzare l’autonoma capacità progettuale e attuativa delle città italiane, promuovendo il valore della leva culturale per la coesione sociale, l’integrazione, la creatività, l’innovazione, la crescita e lo sviluppo economico. Il titolo viene conferito per la durata di un anno, e nel 2022 è stato assegnato a Procida, mentre nel 2024 sarà l’anno di Pesaro.

Bergamo e Brescia si preparano a vivere un anno di celebrazioni, eventi e iniziative all’insegna della cultura e dell’innovazione, grazie alla nomina a Capitale Italiana della Cultura 2023. Un’opportunità unica per turisti italiani e stranieri di scoprire e apprezzare il patrimonio culturale, artistico e imprenditoriale delle due città, unite nella visione comune di una “città illuminata” e di un futuro luminoso.

Non perdere l’occasione di visitare Bergamo e Brescia nel 2023 e di partecipare agli eventi e alle iniziative che celebrano la cultura, l’arte e l’innovazione. Scopri di più sul progetto Bergamo-Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023 e prenota il tuo viaggio alla scoperta della “città illuminata”. Visita https://bergamobrescia2023.it

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ITALIA, IL PAESE DELLE MERAVIGLIE. Facci conoscere la tua.

Rinnovato l’impegno di “Meraviglia Italiana”. Nasce la sezione “Opere dell’Italianità nel Mondo”.

Nel 2011, per le celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia, nasce il progetto di Meraviglia Italiana. Oggi, in occasione del 2 giugno, festa della Repubblica, rinnoviamo questo nostro “impegno”.

L’obiettivo era e resta quello di far scoprire le ricchezze nascoste del nostro Paese, destinando il progetto, oltre che alle giovani generazioni, a tutti coloro che l’Italia la amano, la vogliono scoprire e “gustare”. Il “bollino” di Meraviglia Italiana certifica la bellezza e l’unicità di quello che possediamo in Italia, favorendone la riscoperta e promuovendola a livello nazionale che internazionale.

Sette sezioni per catalogare, al meglio, tutto il patrimonio italiano con la grande novità delle opere dell’italianità nel mondo:

PAESAGGI E PUNTI PANORAMICI: lo scorcio o la vallata, come anche la montagna e la vista sul mare o sulle rocce, tutto quello che comprende elementi naturali o artificiali;

SITI CULTURALI: è un insieme articolato di beni culturali presenti tutti nello stesso posto e che caratterizzano in maniera univoca il luogo in cui sono presenti;

BENI ARTISTICI E CULTURALI: rientrano in questa categoria i beni materiali d’interesse storico-artistico, i monumenti, i beni archeologici, archivistici, librari e paesistico-ambientali, opere artistiche prodotte dall’uomo, quindi che, in forza di un valore artistico riconosciuto, appartengono alla cultura e alla collettività, ne sono testimonianza storica e oggetto di educazione estetica, e sono per questo, oggetto di valorizzazione e di tutela;

MANIFESTAZIONI E TRADIZIONI: sono quegli eventi a cadenza più o meno regolare, che costituiscono il patrimonio immateriale di una comunità, quali sagre, feste, processioni, tradizioni, consuetudini sociali, eventi rituali e festivi;

ECCELLENZE ENOGASTRONOMICHE: rientrano i prodotti tipici agroalimentari, i cibi e le bevande della nostra tradizione, ma anche le eccellenze della cucina italiana, tradizionale e rivisitata;

ECCELLENZE ARTIGIANALI: l’artigianato, in Italia, rappresenta una storia fatta di tradizioni e mestieri, tramandati di padre in figlio. L’ arte del saper fare italiano è ancora oggi un grande valore da raccontare e da difendere;

OPERE DELL’ITALIANITÀ NEL MONDO: è l’Italia all’estero, la grande italianità che ha lasciato il segno con la sua operosità, il suo stile, le opere del proprio ingegno.

Le candidature possono essere presentate direttamente attraverso il sito www.meravigliaitaliana.it/proponi, senza limiti di scadenza.

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Amaroni – Torna la borsa di studio “Vicki Ciampa”

di Roberto Messina

Come tutti – ci racconta Venanzio Ciampa, raggiunto al telefono a New York – anche mia moglie Robin Merendino e io stiamo cercando di navigare in questo mare tempestoso del Covid 19 che ha piegato, ma non fermato New York City, con le difficoltà di lavoro e di mobilità che si sono create. Ma quando la sera ceniamo assieme e raccogliamo i nostri pensieri, quello che ci fa sentire bene, vivi, e guardarci con un sorriso vero, è il ricordo del nostro paese adottivo in Calabria, Amaroni. Un luogo che mi ha formato nella gioventù e poi aiutato a diventare quello che sono oggi. Un paese in cui amore, amicizia, solidarietà, si riflettono spontanei sui volti delle gente e si vedono chiari sin dal saluto del primo mattino al bar e fino alle serate conviviali in cui si conversa e si fa festa con i piatti unici della straordinaria cucina locale: la parmigiana di Maria, poi, assolutamente imbattibile!”.

Ad Amaroni, tranquillo paese del catanzarese adagiato sulle falde del monte Carbonara, nel riposante e ricco ambiente dell’altopiano alle spalle di Stalettì e Squillace dalle cui propaggini si gode una vista sul golfo davvero senza pari, dal 2015 è in piedi una lusinghiera iniziativa benefica e dal concreto valore sociale e civile: l’assegnazione, ogni estate, della borsa di studio “Vicki Ciampa”, intitolata alla “signora Vicki” – come qui chiamavano questa figura carismatica, giornalista, insegnante, accademica di successo – mamma di Venanzio e moglie statunitense del grande cardiochirurgo Virgilio Ciampa, autorità nel suo campo e personalità amatissima non solo qui, dove “Don Virgilio” è cresciuto e dove ha chiesto di esser sepolto (è venuto a mancare nel giugno del 2018).

Con l’avallo e l’entusiasta partecipazione del Comune che cura un apposito bando, questa lusinghiera iniziativa si deve nello specifico a lui, Venanzio Ciampa, giornalista (ha lavorato tra l’altro con Rai International da New York), ex pugile, manager di successo, nato negli Usa ma con la “città del miele” (com’è detta, appunto, Amaroni) nel cuore, ed “emigrato alla rovescia”: dagli Usa alla Calabria (e poi nuovamente agli Usa), che ci si è appassionatamente applicato assieme ai fratelli Jo, Adele, Thomas e alla moglie Robin Merendino, per ricordare la signora scomparsa nel 2014.

Il premio “Vicki Ciampa” (per info www.comunedamaroni.it) va ogni anno a studenti universitari che abbiano avviato progetti a favore del territorio, provando a riportare a casa iniziative e piani in aiuto in particolare dell’agricoltura: ingegneristici, tecnici, commerciali, pratici. Un panel indipendente è chiamato a giudicarli, e con la supervisione del notaio Roberta Crispino ad assegnare il premio agli studenti, due o tre di solito, ma talvolta anche più, sulla complessiva disponibilità di 10.000 dollari per edizione, e dunque finora, oltre 60.000 euro messi a disposizione.

 

Quest’anno – spiega Venanzio – vista la gravità dell’emergenza da Covid 19, abbiamo deciso di allocare i 10.000 euro come bonus di solidarietà a studenti di famiglie con minor reddito, rimasti bloccati nelle città universitarie fuori regione, a sostegno delle loro spese di affitto e sussistenza. Ne aiuteremo una ventina, con circa 400 euro a testa. Spero veramente che oltre questi, altri incentivi giungano da calabresi generosi ognuno con le proprie possibilità”.

I Ciampa, famiglia esemplare, benevola, disponibile, pure se di “peso” e di successo, inscindibilmente legata ad Amaroni nonostante la propria “vis” internazionale e transoceanica, dove è tornata puntualmente e sempre con gioia, non solo d’estate, anche per curare il miglior “Ciampa Antico”: eccezionale olio d’oliva prodotto dalle magnifiche piante coltivate sulle loro proprietà.

Gli eredi della “casata” sono Adele, sceneggiatrice cinematografica e televisiva; Thomas, attuale vice presidente Warner Bros Italy; Jo, ex modella, famosa attrice nel gotha delle star hollywoodiana, produttrice e ambasciatrice del cinema italiano a Los Angeles. E poi, Venanzio, diventato soprattutto uomo di pubblicità, fondatore e presidente dal 2004 della società di marketing e comunicazione “The Promotion Factory” (TFP) a New York, perla dell’eccellenza italiana a Manhattan, che realizza iniziative di altissimo profilo con il jet set mondiale (tra le tante, le collaborazioni con Cindy Crawford e Gwineth Paltrow, e il lavoro per clienti come Omega, Swatch, Bulova, Gucci, Girard Perregaux, TAG Heuer, Karl Lagerfeld e vari altri che a lui e al suo staff si affidano per gli aspetti “digital” dei rispettivi marchi: un fattore oggi assolutamente fondamentale e imprescindibile per i cosiddetti Luxury Brands”.  

E chiudiamo tornando un momento al pregresso, alle passate edizioni del Premio.

 

Ho ricevuto tante testimonianze dirette di studenti che grazie a questi soldi –  racconta Ciampa – hanno potuto ottimizzare la loro formazione. Per citarne una, quella di un laureato in architettura che grazie alla borsa di studio ha potuto frequentare una scuola di design specifico, e ha trovato un lavoro grazie anche a questo… Mia madre Vicki mi ha insegnato quanto sia importante lo studio per contribuire a risolvere i problemi sociali e per far sì che ragazzi e ragazze possano esprimere il proprio potenziale. Ci provo anch’io, facendo volontariato nel settore dello sport: alleno alcuni ragazzi a New York e spero di riuscire ad ispirare questi ragazzi del Bronx come mia madre ha ispirato, e ancora ispira, me. Ringrazio il sindaco di Amaroni, Luigi Ruggiero, per la condivisione sul principio che studio e formazione siano fondamentali”.

Ah, va detto che Venanzio è “ex” solo per dire… Alla boxe si allena, infatti, tutt’ora, naturalmente con tempi e modalità diversi, ma con la stessa grinta, per “tirare” ogni volta che può, e soprattutto per beneficenza…: “sono il pugile che lavora meglio per le cause sociali; ho fatto incassare anche fino a 30.000 dollari in un solo match!”.

Anche per questo bisogna dunque essere grati a Venanzio, cui indirizziamo un sentito “arrivederci” a presto ad Amaroni come pronta risposta al richiamo sempre più irresistibile delle sirene joniche… Il Premio “Vicki Ciampa” come tappa di un’estate agognata come non mai, con l’augurio di poterlo vivere e celebrare in piena serenità.

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Col suo incredibile “violino blu”, il maestro liutaio Stefano Trabucchi da Cremona alla corte reale di Bangkok…

di Roberto Messina

La suggestiva storia del “violino blu” è in sintesi quella di una commissione assai speciale, per uno strumento specialissimo… Tutto nasce in un contesto dorato, a Oriente, Bangkok per l’esattezza, in seno alla “Princess Galyani Vadhana Institute of Music”, prestigiosa e rinomata scuola di perfezionamento per giovani strumentisti di talento, fondata dalla principessa Galyani Vadhana, sorella dell’amato re thailandese Bhumibol Adulyadej (Rama XI).

Prima della sua scomparsa, la principessa aveva tenuto ad avviare nella capitale thailandese una scuola di musica che potesse spiccare per qualità dell’organizzazione e dell’offerta culturale e formativa. E soprattutto per la “visione” e l’apertura, decisamente rivolte al futuro.

La principessa Vadhana aveva un colore prediletto, il “blu cielo”, utilizzato sovente per i suoi vestiti regali e le decorazioni. Da qui, la curiosa e indubbiamente originale idea di coloro che hanno proseguito ed ereditato la significativa e lusinghiera mission di mecenatismo della regnante, di voler far costruire strumenti classici (un violino, un pianoforte ed un clavicembalo) con questo particolare e indubbiamente raffinato e spettacolare colore.

Al maestro liutaio Stefano Trabucchi, uno dei più rinomati e affermati artigiani-artisti, espressione felice e moderna della formidabile e antica scuola di Cremona, è stato così ordinato e commissionato un violino blu. Facile a dirsi ma non a farsi, Trabucchi è riuscito a dare vita ad un esemplare unico al mondo. Un capolavoro, che pur mantenendo la tradizionale metodologia costruttiva della liuteria classica cremonese, si è, per così dire, “vestito”, ammantato di una livrea inedita e speciale.

La verniciatura di questo esemplare – ci ha spiegato il maestro nella sua affascinante bottega di Cremona di via Bella Rocca, cuore della città, due passi da Piazza Stradivari e dal Museo del violino – è stata letteralmente una sfida, una partita ardita, a cominciare dal lato tecnico. Le nostre vernici, quelle che usiamo abitualmente, per capirci, tendono al giallo. Per cominciare, ho perciò dovuto inventare un nuovo sistema per mantenerne intatta la trasparenza, e immutata la possibilità di percepire tutta la grande bellezza delle tinte naturali del legno, delle marezzature dell’acero e delle venature dell’abete della Val di Fiemme. E nel contempo, far risaltare il blu della principessa Vadhana. Un risultato raggiunto con l’impiego di pigmenti estratti dai lapislazzuli, con sopra una vernice totalmente trasparente”.

Il violino blu, ha avuto un gran successo, inaspettato, con un impressionante risalto mediatico: migliaia di condivisioni sui social, servizi tv e video internet, articoli sulla stampa nazionale e internazionale. In Italia ne hanno scritto, tra gli altri, la Repubblica e Ulisse.

Trabucchi, 50enne sondriese, dal 1992 con la sua superba bottega cremonese, messaggero liutaio globetrotter in perenne tour per il mondo a rappresentare e promuovere la sua arte e quella di cui è legittimo erede, e dopo due mesi di lavoro (uno solo per la verniciatura!) ha dunque creato un’altra meraviglia di strumento con la sua resa acustica che risulta assolutamente indenne, uguale alle altre, per nulla soffocata dall’esclusiva necessità cromatica.

E nulla, al solito, viene per caso. In un suo precedente viaggio thailandese del 2015, commosso ed entusiasmato dal grande affetto dei thailandesi per la loro famiglia reale, Stefano aveva realizzato un violino dedicato all’allora sovrano Rama IX, decorato con il suo stemma, che aveva spedito a Bangkok. Omaggio tanto apprezzato, da essere prontamente esposto nella superba mostra dedicata al re nella capitale thailandese.

Sono andato personalmente a consegnare il violino blu lo scorso novembre – racconta Trabucchi –  e sono tornato in Thailandia quando è stato suonato alla cerimonia di consegna dei diplomi agli allievi dell’Istituto, presente la principessa Sirindhorn. Sorpresa nella sorpresa, a fianco del mio strumento, un incredibile pianoforte blu realizzato dalla Steinway! Che dire? Emozione alle stelle e gioia per questo duo propriamente fantastico!”.

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Istituzioni

Il Parlamento riparta dalla ratifica della “Convezione di Faro” sul valore del patrimonio culturale per le società

L’Italia non ha ancora provveduto all’approvazione del DDL di “Ratifica ed esecuzione della Convenzione quadro del Consiglio d’Europa sul valore del patrimonio culturale per le società”, meglio nota come Convenzione di Faro, un provvedimento strategico per la valorizzazione e la divulgazione del nostro patrimonio.

Ai nuovi Presidenti del Senato della Repubblica, Maria Elisabetta Alberti Casellati, e della Camera dei Deputati, Roberto Fico, ci appelliamo affinché il Parlamento riparta da questo importante provvedimento.

 

Come noto, la Convenzione di Faro prevede:

– il diritto al patrimonio culturale come facoltà di partecipare all’arricchimento o all’incremento del patrimonio stesso e di beneficiare delle attività corrispondenti, con riferimento agli ideali e principi fondatori del Consiglio d’Europa, e al diritto della persona a prendere parte liberamente alla vita culturale della comunità, nel rispetto dei diritti e delle libertà altrui sancito nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani di Parigi del 1948 e garantito dal Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali di Parigi del 1966;

– lo sviluppo sostenibile, in quanto il patrimonio culturale costituisce un valore in se stesso ed è anche una risorsa preziosa per l’integrazione delle varie dimensioni dello sviluppo culturale, ecologico, economico, sociale e politico;

– il dialogo e l’apertura tra culture, in quanto il patrimonio culturale è una risorsa sulla base della quale sviluppare il dialogo, il dibattito democratico e l’apertura tra culture;

– la mondializzazione, in quanto il patrimonio culturale è una risorsa per la protezione della diversità culturale e la necessità di mantenere un legame con il territorio di fronte alla standardizzazione crescente;

– la partecipazione e la crescita della sinergia di competenze fra tutti gli attori nel campo del patrimonio culturale, le pubbliche istituzioni, le associazioni e i cittadini privati.

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Il patrocinio alla Gallery-Factory “Minotauro” di Palazzolo sull’Oglio, per la promozione di nuovi talenti e di originali e acclamati artisti contemporanei

Meraviglia Italiana ha concesso il proprio patrocinio alle originali ed importanti iniziative artistiche della “Minotauro Fine Art Gallery di Palazzolo sull’Oglio (Bs), diretta da Diego Giudici, con l’art direction di Antonio e Salvatore Falbo. Una Gallery che è ora diventata soprattutto “Factory”, dacché  seleziona e promuove artisti contemporanei di assoluta originalità e qualità. E il mercato sta dando ragione a questa scelta, premiando con la sempre crescente attenzione di critici, riviste, aste e fiere, gli artisti della Minotauro.

Tra questi, l’ultima aggiunta: Rosa Spina, la più acclamata esponente della fiber art italiana, autrice di opere di forte suggestività, rigorosa e costante nel suo rifiuto dell’omologazione e al tempo stesso per la volontaria disposizione a sperimentare, creare, superare il déjà-vù. Sua peculiarità è, infatti, un riuscito processo tecnico e poetico di scarnificazione, di de-monumentalizzazione, di svincolo dell’opera pittorica\scultorea da ogni ingombranza statuaria e da qualsivoglia finalità illustrativa, iconografica, celebrativa od encomiastica.

Vittorio Sgarbi, ne scrive così sul corposo catalogo per Editoriale Giorgio Mondadori, a lei dedicato: “avvicinerei l’arte di Rosa Spina allo spirito di certo Antiform americano degli scorsi Sessanta, in quanto ricerca di forme alternative (…). Fare arte col filo vuol dire, innanzitutto, meditare sul senso più intrinseco delle cose. (…) Ogni sua opera ha la particolarità tutta speciale di essere, nello stesso tempo, un linguaggio, il proprio artistico, e “il” linguaggio, funzionando come una presa di coscienza per via metaforica. (…) Strette, avvincenti questioni di forma, si propongono di continuo delle mete variate (…) sperimentando di volta in volta nuovi indirizzi, nuovi percorsi da battere”.

Sempre nel catalogo, spiega invece il giornalista Roberto Messina: “Accurata nei dettagli. Dal segno sapiente. Anticonformista e spregiudicata quanto basta per affrontare a viso aperto l’inaudito, l’astratto, il grottesco e il lezioso, Rosa Spina è una costruttivista, espressionista, astrattista moderna e globale, che porta in dono un nucleo di opere capaci di generare pathos tramite pochi, scarni elementi ottenuti da nette campiture di fili colorati che delineano immagini al limite tra idea di paesaggio e astrazione. Con risultati, però, chiari e netti, di rara preziosità ed eleganza. Siamo nell’ambito del concettuale, con i materiali deviati dal loro uso comune che assumono significati inediti, tra minimalismo e performance, tradizione e contemporaneità. Un’arte assai particolare, dove si dipinge scolpendo e si scolpisce dipingendo, ma con una poliedrica, coerente e costante produzione in fluido equilibrio”.

“Il suo linguaggio – scrive ancora Salvatore Falbo – curatore dell’archivio ufficiale, sta mostrando una parabola evolutiva che l’itinerario di mostra si propone di fissare all’attenzione dello spettatore: dai semplici intrecci sfilacciati romboidali su fondo neutro, fino al recupero della qualità pittorica affrontata dall’artista ancora anni fa, ridefinendo la propria cifra compositiva in opere di un più ampio, e completo, respiro“.

La misteriosa Calabria, è la terra elettiva di Rosa Spina (che però è siciliana di origini), la regione che ha sentito il passo pensieroso di Pitagora, Campanella, Gioacchino da Fiore e Telesio, che ha visto materializzarsi i deliri visionari e le forme decise e fantasiose di un Mattia Preti e di altri potenti come Alfano, Jerace, Rito, Boccioni, tutti alla ricerca del loro “materiale”. Un luogo dove per secoli la tessitura di lino, cotone, lana e soprattutto seta, è stata un must artigianale, artistico ed economico.

Dare continuità alle proprie figure col moto et il fiato chiesti da Leonardo, sembra questa, un’altra sua peculiarità, che tramite il segno sapiente dissolve armonia, regolarità e unità spaziale troppo semplici dell’arte classica, e innesta sequenze prospettiche esclusive, caratteri espressivi e concettuali “visionari” magnificamente soggettivi.

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ANCI patrocina Meraviglia Italiana

L’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani, con una nota a firma del Presidente Antonio Decaro, ha concesso il proprio patrocinio al progetto di valorizzazione promosso da Meraviglia Italiana.

Si rinsalda così un’importante collaborazione che è finalizzata a riscoprire il patrimonio artistico, culturale, paesaggistico ed enogastronomico del nostro Paese.

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Arte del pizzaiuolo napoletano tutelata dall’UNESCO

L’Arte del pizzaiuolo napoletanopatrimonio dell’umanità. Il 12° Comitato per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Unesco ha accolto la candidatura italiana.

Per l’Unesco, si legge nella decisione, “il know-how culinario legato alla produzione della pizza, che comprende gesti, canzoni, espressioni visuali, gergo locale, capacità di maneggiare l’impasto della pizza, esibirsi e condividere è un indiscutibile patrimonio culturale. I pizzaiuoli e i loro ospiti si impegnano in un rito sociale, il cui bancone e il forno fungono da “palcoscenico” durante il processo di produzione della pizza. Ciò si verifica in un’atmosfera conviviale che comporta scambi costanti con gli ospiti. Partendo dai quartieri poveri di Napoli, la tradizione culinaria si è profondamente radicata nella vita quotidiana della comunità. Per molti giovani praticanti, diventare Pizzaiuolo rappresenta anche un modo per evitare la marginalità sociale“.

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A.I.G. e Meraviglia Italiana insieme per nuove rotte del turismo italiano

Roma, 9 maggio 2017 – L’Associazione Italiana Alberghi per la Gioventù, lancia un nuovo progetto in partnership con “Meraviglia Italiana”, la significativa iniziativa culturale nata nel 2011 in occasione del 150° anniversario dell’Unità di Italia.

Il progetto è realizzato col patrocinio della Camera dei Deputati, del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, del Ministro della Gioventù, del Ministro del Turismo e di numerose Regioni italiane. Nel corso degli ultimi anni, oltre 370 eccellenze, scelte tra paesaggi, siti e beni culturali e manifestazioni della tradizione popolare, sono state premiate con il conferimento del bollino “Meraviglia Italiana”.

Artefici principali della selezione, sono stati i giovani che attraverso il loro voto via web hanno fornito un punto di vista nuovo e differente sulle realtà nazionali. Tra le oltre 1.000 candidature proposte, ecco ora anche le Eccellenze enogastronomiche e le altrettanto numerose e finora poco conosciute e raccontate Meraviglie italiane nel mondo.

A.I.G grazie all’aiuto delle nuove generazioni, mira a realizzare itinerari turistici e di conoscenza alternativi, per favorire la riscoperta della bellezza e dell’unicità del Bel Paese, ricollegandole ai valori più autentici del vivere comune. “Il progetto di partnership con ‘Meraviglia Italiana’ – spiega il Presidente nazionale di A.I.G. Filippo Capellupo – mette a frutto il motore propulsivo di Alberghi della Gioventù A.I.G., strutture rinnovate e sempre più centrali per il turismo low-cost in Italia, ma anche centri culturali che ospitano progetti di formazione e laboratori. Punta, poi, alla valorizzazione delle eccellenze culturali italiane, attraverso un processo di selezione che ha coinvolto e coinvolge tutt’ora il tesoro più profondo di qualsiasi società: i giovani.”

Da quando è attivo il sito www.meravigliaitaliana.it, i numeri indicano senza dubbi il pieno successo dell’iniziativa: 363.533 visitatori unici; più di 360 mila persone che vi hanno navigato; 2.173.615 pagine visitate, con 5.247.746 accessi. È il caso di dire, un ottimo percorso!

E il bello deve ancora venire, perché ora, grazie anche ad A.I.G., alla sua rete e ai suoi strumenti, si profila all’orizzonte un significativo rilancio e ampliamento del progetto.

A.I.G. – Associazione Italiana Alberghi per la Gioventù
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