Meraviglia Italiana ha concesso il proprio patrocinio alle originali ed importanti iniziative artistiche della “Minotauro Fine Art Gallery di Palazzolo sull’Oglio (Bs), diretta da Diego Giudici, con l’art direction di Antonio e Salvatore Falbo. Una Gallery che è ora diventata soprattutto “Factory”, dacché seleziona e promuove artisti contemporanei di assoluta originalità e qualità. E il mercato sta dando ragione a questa scelta, premiando con la sempre crescente attenzione di critici, riviste, aste e fiere, gli artisti della Minotauro.
Tra questi, l’ultima aggiunta: Rosa Spina, la più acclamata esponente della fiber art italiana, autrice di opere di forte suggestività, rigorosa e costante nel suo rifiuto dell’omologazione e al tempo stesso per la volontaria disposizione a sperimentare, creare, superare il déjà-vù. Sua peculiarità è, infatti, un riuscito processo tecnico e poetico di scarnificazione, di de-monumentalizzazione, di svincolo dell’opera pittorica\scultorea da ogni ingombranza statuaria e da qualsivoglia finalità illustrativa, iconografica, celebrativa od encomiastica.
Vittorio Sgarbi, ne scrive così sul corposo catalogo per Editoriale Giorgio Mondadori, a lei dedicato: “avvicinerei l’arte di Rosa Spina allo spirito di certo Antiform americano degli scorsi Sessanta, in quanto ricerca di forme alternative (…). Fare arte col filo vuol dire, innanzitutto, meditare sul senso più intrinseco delle cose. (…) Ogni sua opera ha la particolarità tutta speciale di essere, nello stesso tempo, un linguaggio, il proprio artistico, e “il” linguaggio, funzionando come una presa di coscienza per via metaforica. (…) Strette, avvincenti questioni di forma, si propongono di continuo delle mete variate (…) sperimentando di volta in volta nuovi indirizzi, nuovi percorsi da battere”.
Sempre nel catalogo, spiega invece il giornalista Roberto Messina: “Accurata nei dettagli. Dal segno sapiente. Anticonformista e spregiudicata quanto basta per affrontare a viso aperto l’inaudito, l’astratto, il grottesco e il lezioso, Rosa Spina è una costruttivista, espressionista, astrattista moderna e globale, che porta in dono un nucleo di opere capaci di generare pathos tramite pochi, scarni elementi ottenuti da nette campiture di fili colorati che delineano immagini al limite tra idea di paesaggio e astrazione. Con risultati, però, chiari e netti, di rara preziosità ed eleganza. Siamo nell’ambito del concettuale, con i materiali deviati dal loro uso comune che assumono significati inediti, tra minimalismo e performance, tradizione e contemporaneità. Un’arte assai particolare, dove si dipinge scolpendo e si scolpisce dipingendo, ma con una poliedrica, coerente e costante produzione in fluido equilibrio”.
“Il suo linguaggio – scrive ancora Salvatore Falbo – curatore dell’archivio ufficiale, sta mostrando una parabola evolutiva che l’itinerario di mostra si propone di fissare all’attenzione dello spettatore: dai semplici intrecci sfilacciati romboidali su fondo neutro, fino al recupero della qualità pittorica affrontata dall’artista ancora anni fa, ridefinendo la propria cifra compositiva in opere di un più ampio, e completo, respiro“.
La misteriosa Calabria, è la terra elettiva di Rosa Spina (che però è siciliana di origini), la regione che ha sentito il passo pensieroso di Pitagora, Campanella, Gioacchino da Fiore e Telesio, che ha visto materializzarsi i deliri visionari e le forme decise e fantasiose di un Mattia Preti e di altri potenti come Alfano, Jerace, Rito, Boccioni, tutti alla ricerca del loro “materiale”. Un luogo dove per secoli la tessitura di lino, cotone, lana e soprattutto seta, è stata un must artigianale, artistico ed economico.
Dare continuità alle proprie figure col moto et il fiato chiesti da Leonardo, sembra questa, un’altra sua peculiarità, che tramite il segno sapiente dissolve armonia, regolarità e unità spaziale troppo semplici dell’arte classica, e innesta sequenze prospettiche esclusive, caratteri espressivi e concettuali “visionari” magnificamente soggettivi.