La Basilica di Santa Caterina d’Alessandria rappresenta a buon titolo una delle meraviglie d’Italia. Il motivo è racchiuso nel programma decorativo: un ciclo di affreschi degli inizi del XV secolo perfettamente conservato. La sua eccezionalità risiede nel fatto che in Puglia non esiste altra chiesa che conservi un così ricco patrimonio pittorico di epoca medievale. Gli stessi affreschi affrontano argomenti di carattere religioso, politico e sociale che riflettono un periodo storico tra i più controversi della storia d’Italia e del Regno di Napoli. Siamo nel pieno dello scisma d’Occidente, a Roma ed Avignone siedono due papi ed è in corso una lotta senza quartiere tra Angioini e Angioini durazzeschi per la conquista del trono di Napoli. Tra i protagonisti di questo periodo vi è Raimondo Orsini del Balzo, principe di Taranto, committente della chiesa di Santa Caterina (1385), figura politica di primo piano del Mezzogiorno d’Italia perché molto vicino alla causa di Roma e alla corona angioina di Napoli. Raimondo affida ai Francescani il compito fornire le linee guida per la decorazione della chiesa di Santa Caterina a Galatina. E i francescani si ispireranno al ciclo che Giotto affresca a Napoli per re Roberto d’Angiò. La fama e la bellezza di Santa Caterina è tale che negli anni Ottanta del XIX, all’indomani dell’Unità d’Italia, viene classificata come Monumento Nazionale da Pietro Cavoti, studioso galatinese, membro della commissione per la classificazione dei monumenti nazionali.