La realtà della Val Montanaia, di cui il Campanile è il simbolo, si colloca nelle Dolomiti Friulane d’Oltre Piave al confine centro occidentale del Friuli Venezia Giulia con il Veneto.
L’area è caratterizzata dalla presenza di un nucleo abitativo forte, rappresentato dal Comune di Cimolais, in provincia di Pordenone.
È un territorio di grande fascino, dominato da cime solenni ed impervie e caratterizzato da una ricchissima e splendida vegetazione, che si svela davanti agli occhi del viaggiatore che raggiunge la Piana di Pinedo dopo aver percorso la Val Cellina o la Valle del Vajont.
Qui sorge Cimolais, abitato di antica origine che sembra ricondursi ai paleo-veneti, popolazione stanziale in zone attorno al secolo VIII avanti Cristo.
Da alcuni ritrovamenti si palesa un insediamento certo in epoca longobarda, ma il primo documento scritto, che attesta la presenza di un nucleo abitato a Cimolais, è l’atto di donazione dei fratelli longobardi Efro, Marco ed Anto all’Abbazia di Sesto al Reghena (da cui Cimolais dipendeva) nell’anno settecentosessantadue.
Cimolais fu, sotto il dominio di Venezia, Arsenale della Repubblica alla quale forniva legname per la costruzione delle navi.
Numerosi artigiani lavoravano (e lavorano) il legno e ancor oggi, durante il periodo estivo, vengono allestite apposite mostre per dar modo al turista di conoscere ed apprezzare gli artisti locali che oltre al legno lavorano la pietra e dipingono i paesaggi circostanti.
Cimolais propone anche esempi di espressioni artistiche legate alla tradizione religiosa.
Oltre alla chiesa parrocchiale, con altari lignei del ‘600 e pale dipinte da allievi del laboratorio del Pordenone, e interessante osservare l’ex voto "incendio del paese" fra i più belli del Friuli.
Numerose sono le chiesette votive sparse nel territorio del comune che mostrano uno spaccato di vita vissuta della popolazione locale, nonché le tradizioni come quella particolarissima della Sagra del "Butol" o "Varm" (letteralmente "Sagra del Verme") che si svolge presso la chiesetta di "S.Bellino" e che, inizialmente, concludeva il ciclo delle rogazioni. Il rito aveva (ed ha, dato che si tiene tutt’oggi) lo scopo di propiziare un buon raccolto per i frutti degli alberi.
Dal punto di vista della parlata Cimolais, con tutta l’Alta Val Cellina, costituisce linguisticamente una enclave Cadorina all’interno della regione Friuli Venezia Giulia.
È senz’altro una delle prove più importanti per la tesi delle prime colonizzazioni di quest’area che dovettero verificarsi in direzione nord-sud, rispetto alla colonizzazione sud-nord della Bassa Val Cellina. Erto e Cimolais, in particolare, mostrano un carattere di conservatività e autonomia notevole rispetto alle altre varietà linguistiche sia venete che friulane.
Un discorso a parte va fatto per il gergo delle "sedonere", le venditrici di mestoli, usato da tutte le ambulanti dell’area dell’Alta Val Cellina. Tuttora le donne più anziane che hanno in passato svolto l’attività ambulante, conoscono questo particolarissimo codice linguistico, un rarissimo esempio di gergo femminile di mestiere per ciò che riguarda l’area europea.
Cimolais ospita la sede del Parco Naturale delle Dolomiti Friulane e le sue strutture principali, che consentono al visitatore di acquisire informazioni sull’ambiente e sulle diverse specie di flora e fauna tipiche dell’area. Dal Centro Visite partono numerosi itinerari adatti ad escursionisti di ogni età e tutti estremamente interessanti; i rifugi, le malghe oppure le aree attrezzate per il campeggio sono altrettante mete per appassionanti escursioni.
La fama odierna di Cimolais è legata al suo Campanile, una piramide di roccia alta 2173 metri definita "il campanile più bello del mondo" (Severino Casara) e "l’Obelisco immane, il monte più illogico della Terra" (Theodore Comton). ll Campanile di Val Montanaia è una delle più incredibili strutture delle Dolomiti e si eleva per 250 metri, completamente isolato, al centro del grandioso antiteatro dei Monfalconi di Montanaia: "È la mia solitudine in mezzo ai miei simili" (Spiro Dalla Porta Xidias).
Comporta un’ascensione difficile ma non impossibile, una delle scalate che ogni alpinista vorrebbe avere nel suo curriculum, non tanto per la difficoltà quanto per le caratteristiche geologiche del sito: "Nel mezzo della parte più alta della conca, il nostro Campanile: nessuna cresta lo unisce ad altre cime, senza un sostegno di qualsiasi specie se ne sta qui libero, diverso da ogni monte dolomitico" (K.G. von Saar-K.Dome’nigg, Alla scoperta delle Prealpi Carniche, CAI Cimolais 1905 / 1996).
Tranne la parete sud dove si sviluppa la via normale di salita, che tuttavia presenta una traversata e un breve tratto di quinto grado inferiore, le altre pareti sono tutte strapiombanti. Richiede esperienza e buona capacità di arrampicata. Le caratteristiche della roccia e la struttura delle chiodature alle soste e lungo la via ne permettono un’ascensione sicura, divertente e di grande soddisfazione per un alpinista mediamente preparato.
Il Campanile è stato teatro di numerose ed epiche salite, dalla genialità intuitiva dei primi salitori alle numerose leggende sugli strapiombi nord, fino alla famosissima calata a corda doppia di 40 metri nel vuoto inventata dal "Diavolo delle Dolomiti" Tita Piaz.
Per un esperto scalatore, il rapporto con il Campanile ha caratteristiche di vero e proprio innamoramento. Non è il rischio, non é la difficoltà, è la sua unicità che affascina!
Non c’é al mondo un monolite od uno spuntone di roccia che abbia affascinato cosi tanto l’universo degli scalatori.
Da decenni la forma affusolata e verticale del Campanile di Cimolais richiama in zona migliaia di alpinisti e di escursionisti.
L’area montana che lo circonda è stata eletta a territorio meritevole di protezione e conservazione, fino a diventare uno dei nove siti riconosciuti dall’UNESCO come patrimonio dell’umanità il 26 giugno 2009.
Il territorio è molto pregevole dal punto di vista naturalistico in tutti gli aspetti geologici e geomorfologici, floristici e faunistici.
Le montagne, costituite da rocce e calcari dolomitici, plasmano un paesaggio spettacolare che da solo rappresenta un bene naturale unico.
La vegetazione rappresenta un altro fattore prezioso perché si configura come un biotopo con peculiari caratteristiche. C’è una altissima presenza di specie, vi sono molti endemismi, sono presenti in buona quantità specie che rientrano nelle liste di quelle a rischio di estinzione, a causa dell’inversione termica delle valli è presente (fattore unico nell’arco alpino) un abbassamento dei limiti altimetrici di alcune specie di alta quota come il pino mugo.
Le aree vegetazionali sono così ricche, oltre che per i fattori ambientali, anche per l’elevata selvaticità dovuta ad un impatto antropico quasi nullo. Le attività della popolazione residente sono limitate allo sfalcio dei prati a basse quote e ad un governo del bosco limitato alle necessità famigliari e a coltivazioni orticole irrisorie.
Questo, oltre che le scarse vie di comunicazione, permettono lo svolgersi di dinamiche vegetazionali naturali con elevato grado di wilderness.
Altrettanto ricca ed elettiva è la microfauna che annovera esemplari rari tra lepidotteri e coleotteri, indicatori di biodiversità e qualità ambientale in termini di salubrità, di aria, acqua, suolo.
Per tutti questi fattori il Campanile è riferimento simbolo della zona.
Per tutti questi fattori il territorio è diventato Parco e area regionale protetta.
Senza questo angolo di natura incontaminata lo stesso Parco delle Dolomiti Friulane vedrebbe ridursi notevolmente le proprie capacità attrattive.
Tutto il mondo alpinistico riconosce l’importanza di questa cima, fra le più belle delle Dolomiti, incastonata in un anfiteatro di dolomie pressoché uniche almeno nel contesto delle Alpi.