Cevo porta con diritto il titolo di balcone della media Valcamonica, e il Dosso dell’Androla è il suo belvedere. Posto ai piedi dell’abitato stesso, adagiato su un enorme spuntone di roccia che sprofonda nel vuoto per oltre ottocento metri fino ai meandri del torrente Poglia nel punto in cui esso raggiunge il fiume Oglio, apre ad una vista che domina per dieci chilometri verso sud il fondovalle da Cedegolo al Castello di Breno e al Cristo Re di Bienno. Non solo. Il panorama si estende ad occidente verso l’angusta Valle di Paisco fino al Passo del Vivione, e un po’ più a sud con la magnifica visione della Concarena, suggestivo e imponente massiccio calcareo-dolomitico. Ad oriente mostra l’alpestre Valle di Saviore con la Conca del Lago d’Arno, il più grande lago artificiale alpino d’Europa; la vedretta del monte Re di Castello e la catena di monti che salgono verso nord fino al Pian di Neve e all’Adamello. Se poi il fondovalle annega… nella nebbia, non possiamo non ammirare un lago di batuffoli di cotone, quasi invito ad un immaginario tuffo. Alle spalle il Dosso si appoggia sul versante del Pian della Regina, aperto a verdi pascoli montani assediati da immense pinete. La tradizione vuole che sotto il Dosso dell’Androla, tra quelle rocce vertiginose, esistessero (qualcuno dice fin dai tempi dei romani), delle cave di rame dette “ramine”. Recentissime ricerche in loco hanno confermato queste ipotesi. La fantasia popolare, col passare del tempo, ha collocato in quegli antri, la dimora di streghe che duranti i temporali, sfidando le saette, uscivano dai loro sotterranei, le “büse dé lé strìe”, e ballavano sui prati del Dosso dell’Androla. Fra quei dirupi e nei boschi circostanti, poi, si nasconde ancora oggi il Badalisc, mostro dagli occhi fiammeggianti. Viene catturato nella notte dell’Epifania dagli abitanti della piccola frazione di Andrista. Condotto per le vie del paese, il mostro si vendica rivelando pettegolezzi e indiscrezioni a carico degli abitanti del piccolo borgo. Finito il “pubblico processo”, il Badalisc torna nei boschi dove rimarrà fino all’anno seguente. Attualmente il Dosso ospita una Cappelletta intitolata alla Madonna di Caravaggio, risalente al XVI secolo, e la grande Croce del Papa, ideata da Enrico Job, alta 35metri, curva sulla Valle, inaugurata nel 2005.