Ogni anno, la Domenica delle Palme, a Bova, importante centro dell’area geografica calabrese situato in un luogo di incomparabile bellezza naturale a pochi km dalla città di Reggi Calabria, i fedeli celebrano un rito unico e suggestivo, sconosciuto in altre parti della Calabria: la Festa delle Pupazze. L’usanza consiste nel portare in processione delle grandi figure femminili costruite dai contadini, intrecciando con maestria e pazienza le foglie di ulivo intorno ad un asse di canna. Al termine di un laborioso procedimento di assemblaggio, le pupazze, differenziabili per dimensioni in madri e figlie, sono "vestite" cioè, abbellite ed adornate con fantasia con fiori freschi di campo e arricchite ed ingioiellate con frutta fresca e primizie. Lo spettacolo offerto dalla processione delle "statue vegetali", nell’attraversare le strette e tortuose vie di Bova, è una elegante e gioiosa sfilata di forme e colori. Dopo la benedizione, le "sculture", portate fuori dalla chiesa, sono avvicinate dalla gente ed in parte smembrate delle loro componenti, le "steddhi", che vengono distribuite tra gli astanti. Alcuni collocano poi almeno una "steddha" su un albero del proprio podere, come segno di benedizione e a testimonianza dell’intimo rapporto sacro che unisce uomo e creato, altri fissano le trecce di ulivo sulla parete della camera da letto, altri sull’anta della cristalliera. Infine c’è chi utilizza le foglie benedette per "sfumicari", cioè togliere il malocchio dalla casa, compresi i suoi abitanti. Il rito che si ripete annualmente a Bova è speciale, perchè le figure femminili, spesso giunoniche, sembrano ricordare il mito greco di Persephone e di sua madre Demetra. Importante è che questo particolare rito vada tutelato come patrimonio di Bova e di tutto l’Aspromonte, preservato per le sue implicazioni storico-culturali e, per la sua simbologia, proposto quale emblema del nostro rispetto e legame con la natura e con la sacralità della vita.