Così scriveva Pier Battista Ardoini, già Governatore del Feudo di Melfi e rappresentante di Casa Doria, in una sua relazione del 20 marzo 1674, riferendosi alla nostra città e in queste poche righe sintetizzava la storia e la grandezza di quella che fu terra di splendori sul piano culturale, storico, politico, economico ed artistico. Preferita dall’Imperatore Federico II di Svevia come residenza estiva, ideale per la pratica a lui assai cara della falconeria, fu inoltre scelta dallo stesso come sede per la promulgazione delle famose Costituzioni Melfitane (Costitutioines Augustales). Queste, rappresentarono l’unico codice legislativo per l’allora Regno delle due Sicilie, del quale Melfi fu per due giorni Capitale. La storia di Melfi è però legata non solo alle vicende del grande Imperatore, ma anche per aver dato i natali ad illustri personaggi del mondo dell’arte, della politica e dello spettacolo. Tra questi, Francesco Saverio Nitti. Economista, politico, giornalista, meridionalista e antifascista, fu Presidente del Consiglio dei Ministri ed egli stesso più volte Ministro. Ancora, Pasquale Festa Campanile, famoso scrittore, regista e sceneggiatore, della cui opera ricordiamo particolarmente il libro “La nonna Sabella”, da cui fu poi tratto l’omonimo film interpretato, tra gli altri da Tina Pica e Peppino De Filippo. Giacinto Cerone, audace scultore e artista visionario e all’avanguardia, capace di trasformare ogni materiale in un racconto interiore che sorpassa i limiti dell’essere umano, mettendo a nudo le debolezze e la forza del mondo e dei suoi abitanti. Tanti altri i nomi che si potrebbero elencare, tra quelli che hanno popolato e tutt’ora popolano quella che senza esitazione potremmo definire una terra da scoprire e da amare. Situata su una collina tronca di fronte al Monte Vulture (circa 531 m sopra il livello del mare), è la seconda città più grande della provincia di Potenza, la quarta della Basilicata. La sua superficie si estende su un territorio ampio, ricco di monumenti, palazzi, piazze e giardini e la ricchezza della vegetazione che la circonda da ogni lato, oltre che l’armonia delle pendici del Monte Vulture stesso, formano un incantevole e suggestivo panorama, che affascina e ruba l’animo del visitatore quando in autunno, assaporando il frutto delizioso della sua terra (il marroncino di Melfi), ne apprezza i colori e gli odori. Non si conoscono le origini della nostra città, nonostante diversi siano stati negli anni i tentativi di ricondurre ad un episodio preciso, da parte di storici e studiosi. Ciò che è noto, tuttavia, è ciò che prova chiunque a Melfi decide di passare, per ritrovare parenti o amici o anche solo per fermarsi un attimo “a riposare”, volendo parafrasare le parole di Pier Battista Ardoini, usate in apertura: la sensazione di essere, come per magia, catapultati in un’oasi di storia, i cui frammenti sono solo in parte riportati nelle immagini che accompagnano questa breve descrizione, ma soprattutto l’emozione di vivere una terra fatta di dolori e di glorie, che sa regalare a chi ha occhi per vedere ed orecchie per ascoltare, momenti e racconti indimenticabili.