Il toponimo dipende dal latino pomarium, "frutteto", con suffisso diminutivo ("piccolo meleto"). Proprio per questo lo stemma tradizionale, derivante da sigilli del 1700 e adottato il 1 settembre 1980, rappresenta un meleto con frutti d’oro. Sulle montagne presso Pomarolo sono presenti numerosi sentieri turistici. Tra le tradizioni locali non si può tralasciare il filò, tipica usanza rurale veneto-trentina. Consiste in una riunione serale alla quale, in passato, intervenivano persone anziane e giovani che raccontavano le ultime novità, infiorandole naturalmente con la fantasia e quel pizzico di malizia che rendeva interessanti le conversazioni. La sede più adatta a tali riunioni era senz’altro la stalla, il luogo più caldo della casa rurale, che era costituita da enormi stanzoni per i bachi da seta, spesso aperti in modo tale che passasse il vento di tramontana che le lunghe sere invernali portavano con sè. L’usanza del filò si è protratta fino alla fine della seconda guerra mondiale, ma con la quasi totale scomparsa delle stalle adiacenti alle case, dell’economia agricola diffusa ed il contributo non irrilevante dell’avvento della televisione, è del tutto scomparsa. Complice la sua collocazione sulla strada che costeggia la riva orientale dell’Adige, Pomarolo è sempre stato il centro più importante della Val Lagarina sia durante l’epoca romana che nell’Alto Medioevo. Il villaggio venne distrutto nel 1136 dall’imperatore Lotario III del Sacro Romano Impero. Dalle ceneri dell’incursione imperiale, il villaggio risorse come un piccolo libero comune valligiano, la cui sfera d’influenza comprendeva tutti i villaggi tra Isera, Aldeno e Cimone. Parallelamente, presso la vicina rocca di Castel Barco si originava una famiglia di milites di grande importanza nella storia del Trentino, i Castelbarco. Occupato dalla Repubblica di Venezia nel XV secolo, il castello venne distrutto per ordine di Massimiliano I del Sacro Romano Impero nel 1508. La città ha una famosa chiesa del XIII secolo dedicata a S. Cristoforo,il cui parroco è Don Enrico Setti, e sul monte vicino a Pomarolo ci sono bellissime vigne, numerosi sentieri (che portano verso paesi tra cui Castellano, Pedersano e Villalagarina) inoltre si gode di una magnifica vista della Val Lagarina e dei monti circostanti. Il municipio è un edificio risalente al XVII secolo. La strada principale è la via 23 novembre, che percorre la città per un lungo tratto. Lungo questa strada, che termina alla chiesa di San Cristoforo (patrono della città), si affacciano piccoli negozi con numerosi cibi tradizionali e il pub Malibù, detto "di Corrado" ritrovo degli anziani del paese. Il Negozio di Ivano è un famoso negozio in città, vi si vendono famosi prodotti locali e persino prodotti artigianali dei filò; pur essendo molto assortito, è assai piccolo e perciò non è dotato di una adeguata capacità di soddisfare i turisti. Nel piazzale Angheben si trovano l’asilo nido Sovracomunale, la scuola dell’infanzia e le scuole elementari Remo Galvagni.