Il Somma–Vesuvio è il complesso vulcanico ancora attivo più importante dell’Europa continentale. Situato nella Piana Campana, è un tipico esempio di strato-vulcano a recinto, costituito da due strutture morfologicamente ben distinguibili: la caldera del Somma ed il Gran Cono del Vesuvio. La caldera del Somma, costituita dal monte omonimo, è di forma semicircolare, raggiunge la sua massima altezza con Punta Nasone, e rappresenta quello che resta dell’antico vulcano, la cui attività risale ad almeno 300.000 anni fa; una vasta depressione, la Valle del Gigante, suddivisa in Atrio del Cavallo e Valle dell’Inferno, rappresenta la parte interna residua dell’antica caldera; all’interno di quest’ultima si trova il più recente Gran Cono del Vesuvio, più volte distrutto e ricostruito nel corso delle eruzioni antiche e recenti. Il recinto del Somma è ben conservato per tutta la sua parte settentrionale e il suo orlo craterico è un susseguirsi di cime dette cognoli. Il complesso si è formato dall’alternanza di eruzioni effusive, caratterizzate dalla messa in posto di lave e prodotti di caduta, e di eruzioni esplosive a forte impatto distruttivo (Pliniane), con emissione di grossi volumi di ceneri, lapilli e scorie, ed in particolare di colate piroclastiche (nubi ardenti ad altissima densità e temperatura), surge e base-surge (nubi a prevalente composizione di vapore d’acqua), lahar (colate di fango), emesse anche da bocche laterali ed eccentriche. Il versante vesuviano e quello sommano differiscono notevolmente dal punto di vista naturalistico, il primo è più arido, è stato in gran parte riforestato per impedire fenomeni franosi e presenta le caratteristiche successioni vegetazionali della macchia mediterranea; il versante del Somma, più umido, è caratterizzato dalla presenza di boschi misti. La flora presente nel territorio della Riserva è di tipo essenzialmente mediterraneo; da numerosi studi riportati in letteratura risulta che il complesso vulcanico è stato colonizzato da più di 900 specie, considerando quelle estinte e quelle la cui colonizzazione è recente. Oggi molte delle specie presenti in passato non sono più state rinvenute; l’impoverimento del patrimonio floristico vesuviano va certamente ricondotto all’accentuarsi della antropizzazione, soprattutto negli ultimi decenni. Da studi recenti si è appurata la presenza attualmente di 610 entità, delle quali oltre il 40% è costituito da specie mediterranee, il 20% è rappresentato da specie cosmopolite, mentre sono poco rappresentate le specie endemiche, con solo 18 entità, probabilmente a causa delle numerose ricolonizzazioni che hanno seguito le cicliche manifestazioni eruttive del vulcano. Tra queste ultime, quella che può considerarsi veramente rara è la Silene giraldi, presente, oltre che sul Vesuvio, anche a Capri ed a Ischia; degna di nota è la ginestra dell’Etna (Genista aetnensis), un endemita etneo introdotto sul Vesuvio dopo l’eruzione del 1906, che in alcune zone, come nell’Atrio del Cavallo e nella Valle dell’Inferno, forma delle boscaglie impenetrabili.
Riconoscimenti
Riserva della Biosfera, UNESCO