Il Teatro dei Rustici di Monteleone d’Orvieto è uno dei più piccoli teatri storici al mondo. Prende il nome dall’ Accademia Filodrammatica dei Rustici, di cui era sede. Sulla grandezza si è recentemente aperta una simpatica disquisizione con il teatro della Concordia di Monte Castello di Vibio, che viene definito il teatro più piccolo del mondo. Vi sono stati reciproci sopralluoghi da parte degli amministratori dei due comuni ed infine si è convenuto che il teatro più piccolo fosse effettivamente il teatro dei Rustici. Storicamente è un palazzo signorile, sede del Podestà o del Vicario. Tale figure vengono nominate generalmente dal comune di Orvieto, ed hanno il compito principale di tenere il castello e governarlo. In un’epigrafe scritta da Pietro Bilancini, poeta monteleonese, che si trova nel ridotto del teatro, viene detto che il palazzo è un antico granaio. In realtà, nel palazzo si trova un granaio ed, addirittura, un frantoio dell’olio a piano terra, che non hanno la funzione principale. Dai documenti si rileva che nel 1732 un gruppo di giovani chiede ai Priori della Comunità di poter avere la disponibilità dei locali per poter svolgere attività teatrali, in particolare per mettere in piedi commedie nel periodo carnevalesco. Da lì nasce l’idea del teatro, ancor oggi vivo e vegeto, e successivamente anche dell’Accademia Filodrammatica dei Rustici. Sergio Giovannini, nel suo libro Il teatro dei Rustici, ricorda, citando il Libro dei Consigli della Magnifica Comunità di Monte Leone, che: « Bernardino Fede arringando disse: "sarei di parere che la Comunità gli concedesse la recita di qualche Commedia, con condizione, però, che li sottoscritti, uti singuli s’obbligano per Istromento di pagare a questa Comunità uno scudo e venti baiocchi l’anno ogni volta però si facci la Commedia, quale non facendosi siano tenuti di notificarlo alla Comunità avanti alle feste di natale ad effetto possi affittarlo ad altri » Il permesso viene concesso all’unanimità. Vi sono con lo Stato Pontificio dei problemi che – come scrive Bilancini – impongono la "…distruzione da sospettoso governo decretata…". In effetti si teme il teatro quale possibile veicolo di idee che la rivoluzione francese sta imponendo all’attenzione del mondo. Ma in qualche modo gli amministratori comunali dell’epoca riescono a salvare il bel teatro. Durante il 1800 alcune famiglie benestanti costruiscono i palchetti, la proprietà privata dei quali viene mantenuta fino al 1950; nel 1982 inizia l’ultima ristrutturazione, terminata poi nel 1990. Ad oggi è pienamente fruibile: ha 96 posti autorizzati e, oltre alla stagione teatrale, la comunità monteleonese (e non solo) vi svolge molte altre attività, essendo la struttura anche momento e luogo di incontro e svago. Recentemente è divenuto anche centro celebrativo di numerosi matrimoni civili (l’85% dei matrimoni totali, il record della provincia di Terni, dati Istat 2006) di coppie sia italiane che straniere. Nel 1990 la struttura è stata sottoposta a dei lavori di restauro.